Nel febbraio del 1769 morì a Soveria il canonico Antonio Ferrajolo. I due prelati riferirono alla madre dell’ecclesiastico, Vittoria Rossetti, che quasi sicuramente la colpevole della morte del figlio era Cecilia, che aveva operato una “magaria”. In seguito i due preti senza alcuna autorizzazione incarcerarono la Faragò e convinsero Vittoria Rossetti a querelarla alla Regia Udienza di Catanzaro. La prima sentenza vide assolta Cecilia e si ripercosse contro i due prelati per averla incarcerata senza autorizzazione. La Rossetti dunque presentò appello alla Gran Corte della Vicaria di Napoli.